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Dalla Svezia a Malta: l’Europa traccia i suoi primi corridoi di trasporto pulito per camion elettrici

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La Commissione Europea ha lanciato l'iniziativa Clean Transport Corridor, uno sforzo congiunto di nove paesi dell'UE per accelerare il dispiegamento di infrastrutture di ricarica ad alta potenza per camion elettrici lungo le rotte Scandinavia-Mediterraneo e Mare del Nord-Baltico.

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I principali corridoi di trasporto merci in Europa, che si estendono dalla Scandinavia al Mediterraneo, sono pronti per una trasformazione. L’iniziativa Clean Transport Corridor della Commissione Europea mira a prepararli per i camion elettrici, creando una rete di ricarica transfrontaliera che potrebbe gradualmente sostituire il diesel con la ricarica ad alta potenza lungo le principali rotte.

A metà settembre, i ministri dei trasporti di nove paesi dell’UE, Belgio, Danimarca, Germania, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia e Svezia, si sono riuniti a Bruxelles per firmare una dichiarazione ministeriale lanciando l’iniziativa.

Il loro obiettivo è semplice ma ambizioso: rendere il trasporto a lunga distanza a zero emissioni non solo tecnicamente possibile, ma praticamente realizzabile. Per farlo, l’UE creerà due rotte di trasporto completamenteScandinavia-Mediterraneo e Mare del Nord-Baltico, formando la spina dorsale della rete logistica verde europea.

Questi corridoi trasportano già alcuni dei flussi di traffico più pesanti del continente. Il primo si estende dalla Svezia attraverso Danimarca, Germania, Austria e Italia verso il Mediterraneo; il secondo collega gli Stati Baltici con i porti dell’Europa occidentale. Insieme, coprono migliaia di chilometri di autostrade, attraversamenti di confine e zone industriali.

Perché ora? Perché stanno arrivando i camion elettrici a batteria

Negli ultimi due anni, i produttori di camion hanno lanciato modelli elettrici a batteria capaci di affrontare rotte regionali e persino a lunga distanza. Le flotte sono ansiose di adottarli, ma la ricarica rimane il collegamento mancante.

Il regolamento esistente dell’UE sulle infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR) stabilisce minimi vincolanti per i punti di ricarica pubblici per camion, ma questi da soli non basteranno. Secondo l’International Council on Clean Transportation, l’Europa avrà bisogno tra 22 e 28 gigawatt di potenza di ricarica per camion installata entro il 2030, inclusi fino a 5.300 caricatori di classe megawatt. Nel migliore dei casi, l’AFIR ne garantirà circa due terzi.

Quindi l’iniziativa Clean Transport Corridor non riguarda nuovi obiettivi: si tratta di colmare il divario tra legislazione e realtà. È l’equivalente politico di dire: “costruiamo le strade prima di vendere i camion.”

Gli ostacoli da affrontare

Se chiedi ai pianificatori energetici perché i caricatori megawatt non sono già ovunque, la risposta è solitamente la stessa: burocrazia, potenza e prezzo.

Le autorizzazioni possono richiedere anni. Le autorità locali spesso gestiscono più approvazioni per l’uso del suolo, la connessione alla rete e la conformità ambientale. Anche quando la burocrazia è risolta, molti siti semplicemente non hanno abbastanza capacità di rete. E quando la capacità esiste, collegarla può costare più degli stessi caricatori.

La dichiarazione dei ministri chiama questi “colli di bottiglia critici” e promette di risolverli. Nei prossimi mesi, i governi nazionali e la Commissione Europea lavoreranno insieme a una “cassetta degli attrezzi di misure” per semplificare i permessi, accelerare le connessioni alla rete e supportare il finanziamento. Questa cassetta è prevista per marzo 2026.

Fino ad allora, l’iniziativa riguarda meno il versamento di calcestruzzo e più il liberare il percorso affinché investitori e operatori possano agire.

Oltre alle stazioni di ricarica

Il piano riconosce inoltre che energia, trasporto e politica climatica non possono funzionare in isolamento. I paesi sono incoraggiati ad allineare la loro pianificazione nazionale delle reti, promuovere l’energia rinnovabile vicino ai centri logistici e condividere dati sulla domanda transfrontaliera.

La dichiarazione afferma esplicitamente che l’infrastruttura di ricarica per veicoli pesanti dovrebbe essere trattata come infrastruttura strategica, nella stessa categoria di porti, linee ferroviarie o autostrade. È un cambiamento sottile ma importante: la ricarica non è più un progetto secondario; è parte integrante della spina dorsale dei trasporti europei.

La strada per il 2030

Entro il 2030, si prevede che un veicolo pesante su tre di nuova immatricolazione nell’UE sarà a zero emissioni. Ciò potrebbe significare più di 400.000 camion elettrici sulle strade europee entro soli cinque anni. Per farli muovere, i primi due corridoi serviranno come banco di prova: un esperimento vivo di elettrificazione transfrontaliera.

Se avrà successo, la Commissione prevede di estendere il concetto ad altre rotte TEN-T, coprendo eventualmente l’intera rete continentale. L’idea è che un vettore che viaggia da Vilnius a Madrid non dovrebbe affrontare maggiore incertezza di uno che guida da Amburgo a Monaco oggi.

Un punto di svolta per l’industria

Per i vettori, questa iniziativa è importante non per ciò che cambia da un giorno all’altro, ma per ciò che segnala. Quando i ministri dichiarano che la ricarica per i camion è una priorità, dà agli investitori e agli operatori la fiducia che il trasporto a zero emissioni ha il sostegno politico e finanziario.

In termini pratici, ciò potrebbe significare che entro pochi anni, gli operatori possono pianificare rotte internazionali per camion elettrici con la stessa affidabilità del diesel oggi. Per il settore logistico, abituato da tempo a margini misurati in centesimi per chilometro, quella è la certezza che rende possibile il cambiamento.

Il quadro generale

Decarbonizzare il trasporto merci non è solo un obiettivo ambientale: è una questione di competitività. L’economia europea dipende dal trasporto su strada per oltre il 75 percento dei volumi di trasporto interno. Se la logistica a zero emissioni deve avere successo, deve funzionare non solo per i pionieri delle tecnologie pulite ma per ogni piccolo e medio autotrasportatore che cerca di sopravvivere.

L’iniziativa Clean Transport Corridor non promette un viaggio facile. Ma fa qualcosa che l’Europa non ha mai fatto prima: fornisce all’industria una direzione comune, una mappa condivisa dalla Svezia a Malta e oltre.

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