Il conto alla rovescia è iniziato: a partire dal 1 gennaio 2026, anche le micro e piccole imprese italiane saranno obbligate a stipulare una polizza catastrofale per proteggersi da eventi naturali come terremoti, alluvioni, frane e inondazioni. L’obbligo, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 e rinviato più volte, completa il quadro normativo avviato ad aprile per le grandi imprese e proseguito a ottobre con le medie imprese.
L’obbligo riguarda:
- le microimprese con meno di 10 dipendenti e fatturato annuo o totale di bilancio fino a 2 milioni di euro;
- le piccole imprese con meno di 50 dipendenti e fatturato annuo o totale di bilancio fino a 10 milioni di euro;
- anche gli imprenditori che utilizzano beni di terzi, se questi non sono già assicurati.
La norma si applica a tutte le imprese con sede legale in Italia e anche a quelle estere con stabile organizzazione nel Paese, purché iscritte al Registro delle imprese.
Cosa copre la polizza
La copertura assicurativa obbligatoria deve riguardare esclusivamente i danni diretti provocati da eventi catastrofali naturali. Sono quindi inclusi:
- fabbricati, terreni, impianti e macchinari;
- attrezzature industriali e commerciali.
Restano esclusi i danni causati da atti volontari dell’uomo o quelli arrecati a terzi dai beni aziendali coinvolti negli eventi.
Il valore assicurato è calcolato sul costo di ricostruzione a nuovo dei beni danneggiati o sul costo di sostituzione.
Le micro e piccole imprese hanno tempo fino al 31 dicembre 2025 per adeguarsi alla normativa. Dal 1° gennaio 2026, la polizza catastrofale diventa obbligatoria a tutti gli effetti.
Perché è importante
L’introduzione dell’obbligo nasce in risposta alla crescente incidenza di eventi climatici estremi, che mettono a rischio la continuità operativa delle imprese, soprattutto quelle di piccole dimensioni. La polizza rappresenta uno strumento fondamentale per tutelare il patrimonio aziendale e garantire la ripresa dopo eventi disastrosi.
Le aziende del settore trasporti e logistica, spesso dotate di strutture operative dislocate in territori vulnerabili, devono prestare particolare attenzione a questo nuovo adempimento per evitare sanzioni e assicurare la protezione del proprio capitale fisico.









