La prima fase operativa è partita in Friuli Venezia Giulia, dove la Sottosezione di Palmanova ha ricevuto cinque dispositivi diagnostici di ultima generazione grazie a una collaborazione con Autostrade Alto Adriatico. I controlli si concentrano lungo l’autostrada A4 Venezia–Trieste, uno dei principali corridoi di transito merci Est–Ovest, frequentato da un alto numero di camion, anche stranieri.
I nuovi strumenti portatili si collegano direttamente alla presa OBD (On-Board Diagnostics) del veicolo e leggono in tempo reale i parametri della centralina elettronica del motore. Gli agenti possono così verificare se il filtro antiparticolato funziona correttamente, controllare i livelli di particolato, la presenza di AdBlue nel serbatoio, la funzionalità del dosatore e l’eventuale esecuzione dei cicli di rigenerazione automatica.
Se i dati raccolti risultano anomali o incoerenti, il software segnala una probabile manomissione meccanica o elettronica. In particolare, viene identificata l’assenza di cicli di rigenerazione nei DPF disattivati, la pressione differenziale non coerente o la presenza di emulatori, centraline che simulano falsamente il corretto funzionamento dei sistemi di riduzione delle emissioni.
Manomissioni diffuse e motivazioni economiche
La pratica di alterare i sistemi antinquinamento si è estesa tra automobilisti e, soprattutto, tra aziende di autotrasporto. I motivi? Economici. Il mantenimento del FAP può costare tra 100 e 500 euro per la pulizia, mentre la rigenerazione completa può superare i 500 euro. In caso di guasto, la sostituzione del filtro può arrivare a 5.000 euro. A questi si sommano i costi dell’AdBlue (fino a 300 euro l’anno) e delle eventuali riparazioni di pompe, iniettori e sensori.
Alcuni ricorrono quindi a soluzioni illegali: rimozione fisica del FAP, modifiche software della centralina e installazione di emulatori AdBlue che falsano i segnali dei sensori per far credere che il sistema funzioni anche senza l’additivo.
Sanzioni pesanti per chi trucca i veicoli
Le conseguenze legali sono gravi. L’articolo 78 del Codice della Strada prevede una multa da 422 a 1.697 euro, il ritiro della carta di circolazione e, nei casi più gravi, il fermo amministrativo del mezzo per tre mesi. Per i camion con autorizzazione CEMT, l’utilizzo di emulatori equivale a un grave illecito: un veicolo Euro VI manomesso è considerato fuori categoria e può incorrere in sanzioni fino a 4.130 euro.
In alcune situazioni, la manomissione si configura come reato ambientale, con denunce penali, rischio di reclusione fino a 6 anni e multe fino a 100.000 euro. Inoltre, ogni modifica invalida la garanzia del costruttore.
Un messaggio chiaro al settore: tolleranza zero
Con l’avvio di questi controlli tecnologici, la Polizia Stradale lancia un segnale forte al settore dell’autotrasporto: la lotta alle emissioni truccate non sarà più affidata al caso. Le aziende virtuose, che investono nella manutenzione e nel rispetto delle regole, possono finalmente contare su strumenti di controllo che scoraggiano la concorrenza sleale e tutelano l’ambiente.



