Le aziende europee si stanno preparando per almeno altri due anni di instabilità nelle catene di approvvigionamento globali, poiché le tensioni geopolitiche, l’incertezza tariffaria e le politiche commerciali in evoluzione continuano a destabilizzare le operazioni. Questo è il quadro che emerge da un sondaggio completo di Maersk su oltre 900 imprese europee, che mostra un chiaro consenso: l’era della logistica globale prevedibile non sta tornando presto, e le aziende ora sono costrette ad adattarsi strutturalmente piuttosto che aspettare condizioni più calme.
Secondo il sondaggio, quattro leader su cinque della supply chain si aspettano che le interruzioni persistano per 12–24 mesi, mentre il 78% prevede che le dinamiche geopolitiche, i regolamenti internazionali e le tariffe influiranno sulle loro operazioni nello stesso periodo. Quasi la metà degli intervistati si descrive come profondamente preoccupata per il clima geopolitico, e quattro aziende su cinque affermano che le sfide della supply chain stanno già limitando la crescita aziendale.
I risultati riflettono un cambiamento più ampio in atto nella logistica europea. L’ambiente esterno rimane volatile, ma le imprese stanno diventando più proattive. Come afferma Aymeric Chandavoine, Presidente Europa di Maersk, “Ora non è il momento di lamentarsi delle carte che ci sono state date – ora è il momento di agire e crescere.”
Le tariffe e la geopolitica riemergono come rischi centrali per la supply chain
Le aziende europee affrontano una combinazione di sfide che si sono acuite dall’inizio del 2025. Il sondaggio mostra che le aziende si aspettano tre impatti dominanti dall’ambiente geopolitico:
- Fluttuazioni nei costi di importazione/esportazione (46%)
- Aumento delle tariffe commerciali (43%)
- Incertezza nelle politiche commerciali globali (40%)
Queste preoccupazioni non sono teoriche. I dati doganali di Maersk dimostrano quanto velocemente l’ambiente operativo possa cambiare. Quando gli Stati Uniti hanno annunciato il loro pacchetto tariffario il 2 aprile 2025, le aziende stavano improvvisamente pagando tariffe medie del 54% rispetto al carico dei container sulle importazioni USA. Sebbene queste tariffe si siano stabilizzate in seguito, hanno continuato a fluttuare, sottolineando l’imprevedibilità dei regimi tariffari.
Per Lars Karlsson, responsabile globale del commercio e della consulenza doganale di Maersk, aspettare passivamente chiarezza non è più un’opzione. “Aspettare e non fare nulla è la cosa peggiore che i proprietari di carichi possano fare,” avverte. Il suo team ha osservato che le aziende che hanno immediatamente consolidato i dati doganali sulla piattaforma Trade and Tariff Studio di Maersk erano meglio preparate per i successivi cambiamenti tariffari rispetto a quelle che hanno adottato un approccio attendista.
Questo maggior rischio tariffario aiuta anche a spiegare perché quasi una azienda europea su due ora afferma di essere “molto o estremamente” preoccupata per il panorama geopolitico.
Punto di svolta strutturale: diversificazione, riserve e rotte alternative
Di fronte a un prolungato periodo di incertezza, le aziende europee si stanno allontanando dalle soluzioni a breve termine muovendosi verso un cambiamento strutturale più profondo.
Il sondaggio mostra che:
- 4 aziende su 5 hanno rafforzato i rapporti con i fornitori di logistica, riconoscendo che partnership affidabili aiutano a mitigare gli shock.
- Una proporzione simile ha rafforzato i legami con i fornitori chiave.
- 3 su 4 si stanno adattando a rotte commerciali alternative, un aumento notevole rispetto al 2024.
- 3 su 5 stanno investendo in tecnologie per la visibilità e l’agilità della supply chain.
- Quasi 2 su 3 hanno aumentato o pianificano di aumentare le scorte di inventario o di sicurezza.
Questo rappresenta un ripensamento significativo dell’equazione costo–resilienza. Per anni, l’efficienza e le operazioni snelle hanno dominato. Ora, le aziende stanno accettando costi di inventario più alti e portafogli di fornitori più complessi in cambio di una maggiore resilienza.
Il vice presidente di Maersk Ahmed Bashir osserva che la visibilità e l’agilità stanno diventando essenziali: le aziende vogliono riconfigurare le operazioni rapidamente, cambiare modalità quando necessario ed evitare i colli di bottiglia. Quella capacità, sostiene, ora definisce un vantaggio competitivo.
Affidabilità e conseguenze dell’imprevedibilità
Il rapporto evidenzia anche una crescente enfasi sull’affidabilità. Il 75% delle aziende europee considera l’affidabilità “molto importante” o “la priorità principale”, e il 58% afferma che la loro principale preoccupazione è l’arrivo puntuale a destinazione.
L’impatto operativo dell’imprevedibilità è illustrato da Barilla, che esporta prodotti dall’Italia verso mercati globali. Le fluttuazioni dei tempi di transito — per esempio, rotte di 30 giorni che si estendono a 45 — costringono l’azienda a costruire scorte di riserva, ad assorbire costi di stoccaggio aggiuntivi e ad affrontare il rischio di prodotti che si avvicinano alla scadenza. Come osserva Barilla nel rapporto, “Un servizio logistico inaffidabile può diventare molto costoso.”
Trovarsi di fronte a problemi di affidabilità:
- Quasi 1 azienda su 2 diversifica i fornitori di logistica.
- 2 su 5 collaborano più strettamente con i fornitori esistenti.
- 1 su 4 cambia modalità, passando anche al trasporto aereo più costoso.
Questo dimostra che le aziende non stanno semplicemente assorbendo le interruzioni; stanno attivamente ridisegnando le reti per evitarle.
La diversificazione delle fonti accelera rapidamente
Il sondaggio di Maersk conferma un’accelerazione sostanziale nella diversificazione delle fonti:
- Il 74% delle aziende sta diversificando i fornitori.
- Il 72% sta sorgendo o ha in programma di rifornirsi da più geografie.
- Ciò rappresenta un aumento significativo rispetto al 2024, quando poco più della metà stava considerando nuove località di approvvigionamento.
I mercati emergenti europei — tra cui Polonia, Turchia, Romania e Marocco — stanno guadagnando attenzione grazie alla prossimità ai mercati finali, alla ridotta esposizione a interruzioni lontane e, in alcuni casi, ai costi del lavoro più bassi. Il rapporto nota anche che il commercio intra-europeo è triplicato dal 2010, raggiungendo circa €3 trilioni nel 2024.
Gli esperti di Maersk sottolineano che il near-sourcing non è facile o immediato. Le aziende affrontano interruzioni a breve termine mentre ricostruiscono relazioni con i fornitori e adattano la produzione. Ma come afferma il capo regionale dell’implementazione Jordi Avellaneda de la Calle: “Il costo iniziale della riconfigurazione di una rete di supply chain è alto, ma lo è anche il costo di non fare nulla.”
Un nuovo livello operativo: la volatilità come standard
Il messaggio più forte del sondaggio di Maersk è che le aziende europee non considerano più la volatilità come un’eccezione. È diventata lo standard operativo. Le aziende riconoscono che gli eventi imprevedibili non sono più rari, i regimi tariffari possono cambiare con poco preavviso e le tensioni geopolitiche sono in grado di reindirizzare i flussi commerciali consolidati in pochi mesi. In questo ambiente, un approccio reattivo non è più fattibile.
Come osserva Aymeric Chandavoine, le aziende europee sono sempre meno disposte a “rimanere in attesa mentre la volatilità si attenua.” Invece, stanno rimodellando le catene di approvvigionamento per resistere all’incertezza. Ciò significa ampliare i portafogli dei fornitori, approfondire le relazioni con i partner logistici, investire in strumenti di visibilità, mantenere scorte di sicurezza aggiuntive ove necessario e costruire rotte e reti che possono adattarsi quando si verificano interruzioni. L’affidabilità e la prevedibilità, invece della sola velocità, stanno diventando centrali in queste decisioni.
Per il settore del trasporto stradale europeo, questi cambiamenti si traducono in una domanda sostenuta per reti adattabili, una maggiore coordinazione transfrontaliera e una collaborazione più stretta tra mittenti, vettori e 3PL. La turbolenza è destinata a continuare, ma le aziende sembrano più preparate — e più disposte — a ridefinire le loro catene di approvvigionamento attorno a essa.









